Italia, Friuli Venezia Giulia, Udine, Santa Maria la Longa
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Cosa visitare


INTRODUZIONE

Benvenuti nel comune di Santa Maria la Longa.  Il Comune di Santa Maria la Longa è situato nella pianura friulana a sud di Udine e a nord della città stellata di Palmanova, patrimonio Unesco. Il territorio, in gran parte coltivato, è percorso da corsi d’acqua di recente formazione, come la seicentesca Roggia di Palma ed i corsi d’acqua derivati dal Canale Ledra, risalenti alla seconda metà del XIX secolo. I paesi che fanno parte di questo Comune sono cinque: il capoluogo e le frazioni di Tissano, Mereto di Capitolo,  Santo Stefano Udinese e Ronchiettis. Fino al 1797, a sud di Mereto di Capitolo, esisteva anche l’abitato di Ronchis di Capitolo facente parte della Parrocchia di Mereto di Capitolo. Esso fu demolito, per motivi militari, dai francesi durante la costruzione della terza cerchia muraria di Palmanova nella cosiddetta “spianata”.  Nel primo documento in cui si fa cenno alla comunità di Santa Maria La Longa e all’attuale Mereto di Capitolo, appare la denominazione di “villa sclavorum” che si ricollega al ripopolamento forzato delle terre friulane devastate dall’invasione degli Ungheri. La pergamena è datata 13 luglio 1031 e consiste in una denominazione fatta dal patriarca Poppone al Capitolo di Aquileia in cui si elencano dettagliatamente le località di questa zona fra cui appunto la villa sclavorum. Con la denominazione villa si indicavano i nuclei abitati, da cui la denominazione di villaggi i quali dipendono insieme da un unico feudatario. In un atto successivo si legge per la prima volta in nome che porterà poi per sempre il paese: “La Villa de Sancta Maria” si trova per la prima volta nel rotolo censuale del Capitolo di Aquileia che si presume sia stato scritto verso il 1201, ma doveva esistere già verso il 1150, perché questo rotolo è una copia di documento più antico in cui si nominano le località appartenute al Patriarcato dal 1031 a 1176. Nel 1277 per la prima volta compare l’attribuzione completa del nome dell’attuale capoluogo ‘Villa Santa Maria Longa” dal quale si può dedurre che il termine “longa” stia per “lonca”, ossia il nome dato dagli slavi a questa zona e che deriva dallo slovena “lòka” che ha anche il signifi­cato di “prato”. Si ipotizza che “sebbene latente, può sussistere l’ipotesi che la comunità di Santa Maria la Longa possa vantare un’origine antecedente al mille, collocabile all’incirca tra l’ottavo e il nono secolo”. Altre tracce del ripopolamento slavo sono ben evidenti nella storia topografica della località: “Come Il ricorrente toponimo di Zumpic che, similmente, si ritrova anche presso Trivignano Udinese oppure a nord di Udine con le varianti di Zompicchia, Zompitta ecc.”. Ancora, poiché quelle erano zone molto ricche da un punto di vista boschivo, “tra il borgo di sopra e quello di sotto della villa sclavorum c’era un boschetto e si dice che gli slavi chiamassero la piccola chiesa del borgo di sopra ‘Zeta Maria na logu’ e cioè ‘Santa Maria del bosco’ che poi venne mal tradotta in longa”.

LA FRAZIONE DI SANTO STEFANO UDINESE

Santo Stefano Udinese

Santo Stefano Udinese è una frazione del comune di Santa Maria la Longa, la prima attraversata dalla Ciclovia Alpe Adria arrivando da Merlana. Giungendo appunto da Merlana, prima di entrare nel borgo di S. Stefano Udinese, alla vista delle prime case in direzione nord, si incontra la “bressana” Cirio ora Petrocchi, un’uccellanda utilizzata in passato per catturare, con le reti, piccoli uccelli migratori come i tordi, le cesene, le peppole, i fringuelli ecc. Arrivati nel paese tra le prime case troviamo Villa Cirio.


Villa Cirio e Villa D’Arcano

In via Merlana troviamo villa Cirio. Il complesso padronale seicentesco presenta un impianto planimetrico ad “L”. Alla destra del fabbricato principale si rileva un’ala costruita nel 1927 con interessanti aperture liberty in cemento. Più al centro del borgo passiamo davanti alla villa d’Arcano che si sviluppa ortogonalmente alla strada, il complesso architettonico è stato rimaneggiato più volte. Pregevole il portale d’accesso al giardino della villa; sul retro della nobile dimora si rilevano costruzioni rustiche ed un ampio vivaio.


Chiesa parrocchiale

Oltrepassata la strada emerge la facciata della Chiesa parrocchiale di S. Stefano. L’edificio fu costruito nel 1878, sul sito della precedente chiesa, su progetto di Girolamo D’Aronco (1825-1909) padre di Raimondo, uno dei più importanti architetti italiani del periodo liberty. La parrocchiale dalle forme neogotiche presenta una navata cruciforme collegata attraverso un arco trionfale gotico al coro con abside poligonale. La facciata principale, dalle forme sobrie, nasconde le interessanti opere d’arte custodite all’interno. Tra queste segnaliamo un raffinato altare neogotico, in marmi policromi con statua di S. Gaetano; altre due importanti statue ottocentesche in marmo sono collocate ai lati dell’altare maggiore e raffigurano i Ss. Giovanni e Sebastiano. La parete absidale presenta il Martirio di S. Stefano, opera del pittore gemonese Giuseppe Barazzutti nel 1937. Tra le varie opere presenti all’interno della chiesa si rileva una pala raffigurante i Ss. Antonio da Padova, Ermacora con croce patriarcale, completa il dipinto una Madonna con Bambino ed un bimbo che regge un testo sacro (secolo XVII). Dopo la costruzione della chiesa e la rimozione dell’attiguo cimitero venne costruito il campanile in stile neogotico.  All’esterno della chiesa è presente una meridiana in buono stato di conservazione.


Chiesetta S. Giuseppe

Spostandosi appena fuori dal borgo in direzione Udine si arriva alla chiesa di S. Giuseppe. L’edificio religioso, è situato in posizione isolata attorniato da coltivazioni cerealicole. La chiesa, di origini cinquecentesche, presenta l’ingresso rivolto ad est; in contrasto con la tipologia delle chiese costruite prima del Concilio di Trento. Probabilmente la facciata principale fu costruita in funzione dell’attigua strada medievale percorsa dai pellegrini che transitavano per Aquileia e per Udine. Il portale centrale in pietra, con stemma superiore, presenta ai lati due finestre trilobate. All’interno dell’aula, è presente una pietra tombale con stemma e iscrizione datata 1539, ai lati dell’arco trionfale si rilevano due affreschi cinquecenteschi raffiguranti S. Stefano e la Pietà. Si narra che un cavallo durante il periodo napoleonico, sfuggito ad un cavaliere delle truppe francesi, entrò con un urto nella chiesa e subito dopo, a causa della violenza del colpo, la porta si chiuse ed il cavallo rimase imprigionato all’interno della stessa. Dopo un anno, in occasione della festa di San Giuseppe, si scoprì lo scheletro dell’animale ed i banchi rosicchiati dalla bestia affamata; in seguito a tale avvenimento la chiesa venne anche chiamata la “glesie dal cjaval”.


LA FRAZIONE DI TISSANO

Tissano

Superato Santo Stefano Udinese, giungiamo a Tissano, altra frazione del comune di Santa Maria la Longa. Un insediamento abitato esisteva probabilmente già in epoca romana, stando ai ritrovamenti nella campagna a nord del paese e nel terreno retrostante la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo. In età longobarda faceva forse parte della proprietà terriera del nobile Valdando, figlio di Mimone di Lavariano, ricordato in un documento carolingio che riporta la confisca dei suoi possedimenti e la loro donazione a Paolino d’Aquileia (anno 776). Nel 1957 furono ritrovate delle sepolture longobarde i cui corredi, composti da guarnizioni in bronzo, resti di cinture, un elemento decorativo del manico di un coltello, un’armilla e un bracciale, sono oggi in parte esposti presso il Museo di Cividale del Friuli. Ma la prima notizia documentaria certa risale al settembre 1166 quando Udalrico di Attimis restituì al Patriarca di Aquileia un gruppo di borghi tra cui Tissano. Le vicende del paese non si discostano di molto da quelle di ogni paese friulano: prima “villa comune” del Patriarcato, poi territorio veneto per diventare italiano, dopo un passaggio ai francesi e agli austriaci. Dal 1648 Tissano fu governata dalla famiglia Caimo che gestì il potere fino all’arrivo dei francesi. L’abolizione dei titoli feudali non cancellò però le proprietà di questa famiglia, che tuttavia dovette vendere tutto in pochi anni. Tra 1809-1811 furono i Mauroner di Trieste, attraverso un consistente acquisto di terreni, a diventare la famiglia dei “signori” a Tissano. 
Il nome Tissano, citato la prima volta con il nome “Tissan” nel 1166, fa parte dei toponimi cosiddetti “prediali”, termine che si collega al nome del proprietario del podere. Nel caso di Tissano, per segnalare il terreno di “Tessius” si diceva “praedium Tessianum”; in seguito s’iniziò ad omettere la parola “praedium” e così il terreno fu denominato “Tessianum” da quale deriva probabilmente il toponimo Tissano.


Pittura devozionale

Situata in via Santo Stefano 3, raffigura una Madonna con il bambino e due angeli. Affresco del XIX secolo.


Pozzo pubblico in pietra

Nelle vicinanze della chiesa parrocchiale di Tissano, in piazza F. Mauroner, è ancora presente il pozzo pubblico in pietra risalente al XVII secolo. Recentemente è stato valorizzato attraverso una pavimentazione in acciottolato. Il manufatto è costituito da una vera circolare in pietra posta sopra la canna del pozzo. Questo manufatto presenta un basamento circolare sbordante e si chiude superiormente con una copertura metallica dalla forma conica. Ai lati dei blocchi lapidei si rilevano due bocche leonine in ghisa, dalle quali un tempo fuoriusciva l’acqua prelevata in profondità mediante una pompa azionato da una ruota metallica, quest’ultima ancora presente accanto al secolare manufatto.


Chiesa parrocchiale S. Michele Arcangelo

La chiesa, dedicata all’arcangelo Michele (1962), ha forme moderne ed è stata realizzata sul sito di una più antica. All’interno, da segnalare l’altare maggiore con le statue dei santi Sebastiano e Luigi Gonzaga ed una tela raffigurante San Michele. Lungo i fianchi del coro sono presenti due opere giovanili del pittore carnico Enrico De Cillia (1910-1993) risalenti al 1928. Inoltre, la chiesa conserva una pala di Giovanni Pietro Coda raffigurante san Giacomo (secolo XVII), restaurata nel 1900 da Giuliano Mauroner.  Il campanile in pietra è stato costruito nel 1831 e presenta una sobria cella campanaria con bifore. Accanto al campanile si trova il monumento ai caduti (1966), in origine posizionato sul muro di recinzione di villa Mauroner e poi ricollocato accanto al campanile. Sul fianco settentrionale della chiesa è ancora conservato un tratto della centa medievale che un tempo circondava l’intero edificio come risulta dalla mappa del catasto napoleonico.


Pittura devozionale

Situata in Piazza Mauroner 2, raffigura la Madonna con il bambino. E’ una pittura su pannello di carattere devozionale realizzata nel 1975 al pittore Rinaldo Gori di Mortegliano.


Villa Caimo Mauroner

Tra gli edifici più significativi del borgo di Tissano troviamo villa Mauroner, edificio del XVIII secolo costruito su preesistenti edifici. Il complesso è costituito dal corpo principale, dai foledors con due portali arcuati in pietra e dalla corte d’onore delimitata da una muraglia con portale in pietra. La facciata della nobile dimora si caratterizza per l’interessante portale centrale con monogramma in chiave di volta della famiglia Mauroner. All’interno si conservano dipinti murali riproducenti motivi vegetali e strumenti musicali. Qui nacque l’artista, collezionista e medico Giuliano Mauroner (Tissano 1846-Firenze 1919), che donò alla città di Udine la sua raccolta di dipinti, oggetti rari e preziosi, e il pittore incisore Fabio Mauroner (Tissano 1884-Venezia 1948). Della famiglia Caimo, di cui si conserva lo stemma sul portale d’ingresso alla corte d’onore, ricordiamo Pompeo Caimo (Udine 1568-Tissano 1631), docente di medicina teorica a Padova e archiatra di papa Gregorio XV. I Caimo divennero conti di Tissano nel 1648 e mantennero il titolo fino al 1806. La muraglia della villa, con il bel portale in pietra, s’affaccia sulla restaurata piazza Mauroner che ospita, ogni anno, la prima domenica di Quaresima, la tradizionale ‘Mascherata di carnevale’. La villa è stata recentemente restaurata dal comune ed è ora sede di associazioni nonché luogo di cerimonia per matrimoni ed eventi culturali.


Pittura devozionale “L’annunciazione”

Situata in via Ravellis 10 raffigura l’Annunciazione. E’ un affresco devozionale realizzato del XVIII secolo e restaurato nel 1998.


Ex latteria turnaria e pittura devozionale

La latteria turnaria di Tissano è stata inaugurata nel 1926 ed è stata operativa fino al 1981. L’edificio che la ospitava risale probabilmente al XVI secolo. L’arte casearia veniva praticata al piano terra. Al suo interno sono ancora conservate gran parte delle attrezzature necessarie per la produzione. La sala riunioni del piano terra ospitava anche la locale compagnia teatrale. Il piano superiore era invece utilizzato come abitazione del casaro.  Nel sottotetto della facciata meridionale, in prossimità della strada, si conserva un affresco devozionale raffigurante una Madonna con Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano del XVI secolo.


Palazzo rosso

Il Palazzo rosso (“ciase rosse” in lingua friulana) è un edificio neoromanico con due torri, costruito a ridosso di antichi edifici rurali. La facciata principale sul fronte strada, composto da due fabbricati rifiniti con archetti pensili nella parte superiore, è ricca di manufatti in pietra e marmo provenienti da antichi edifici. Tra questi, sono da segnalare: le bifore con pregevoli elementi lapidei, di cui una con telamone e maschera superiore; un bassorilievo con il leone di san Marco; alcuni stemmi, colonne e palle di cannone inserite nella mutatura.


Pittura devozionale

Situata in via Borgo di Sopra 5 raffigura la Madonna con bambino, San Giovanni Battista e San Gerolamo. Si tratta di un affresco devozionale realizzato nel 1839 che riproduce fedelmente la Pala di San Zaccaria di Paolo Veronese (1564 circa), uno dei principali protagonisti del manierismo veneziano.  L’affresco è stato restaurato nel 1998. L’edificio che lo ospita è una delle più antiche residenze contadine del paese che non ha subito grandi trasformazioni nel corso del tempo.


Pittura devozionale

E’ situata in via Borgo di Sopra 22 raffigura la Madonna Immacolata (1948). E’ una pittura murale del pittore Arrigo Poz (1929-2015), tra i principali esponenti del realismo friulano nel secondo dopoguerra.


Villa Strassoldo Agricola Del Torso

La villa Strassoldo-Agricola-Del Torso è affacciata su piazza Caimo.  La prima edificazione fu per volere della famiglia Strassoldo nel corso Cinquecento: un piccolo edificio con alcuni fabbricati rustici, destinati all’amministratore della tenuta, e un piccolo giardino alle spalle. Nel XVIII secolo, la villa fu completamente ristrutturata dalla famiglia Agricola, con interventi di ispirazione barocca. Nell’Ottocento fu creata la corte recintata antistante la facciata e furono demoliti dei rustici posteriori, per un ampliamento del giardino (1820). Fu la dimora di campagna dell’ingegner Augusto Agricola (1819-1857), pioniere della fotografia friulana.  Nel 1912 la proprietà passò al triestino Enrico del Torso, commerciante di legnami ed appassionato di fotografia e araldica. Venne acquistata in vista del matrimonio con Cecilia Beretta, che avrebbe portato in dote vaste proprietà adiacenti alla villa. La residenza fu subito oggetto di alcune ristrutturazioni, come l’apertura di grandi finestre laterali e la ristrutturazione della cantina al pian terreno, per destinarla a sala di rappresentanza. Una lapide ricorda l’intervento.  Durante la Prima guerra mondiale, la villa fu adibita a comando militare e successivamente ad ospedale, in cui furono ospitati anche re Vittorio Emanuele III e la regina Elena in visita alle zone di guerra. Un’importante ristrutturazione avvenne tra il 1922 e il 1929, su progetto di Fabio Beretta e che interessò anche il parco, rinnovato nelle specie arboree d’alto fusto e nei corsi d’acqua. Il tempo portò la villa in stato di abbandono, anche se sottoposta a vincolo ministeriale dal 5 giugno 1962. Fu solo nel 1993 che venne acquistata dallo storico dell’arte tedesco Christoph Ulmer che la ristrutturò e recuperò le aree verdi. Oggi è sede di un hotel ristorante denominato Villa di Tissano.


Pittura devozionale

Situata in piazza Caimo 3, raffigura il Cuore di Gesù. E’ una pittura murale del XIX secolo dipinta entro un’edicola neogotica in mattoni.


IL CAPOLUOGO: SANTA MARIA LA LONGA

Santa Maria la Longa

Superata la frazione di Tissano, dopo aver ammirato alcuni gelsi ai bordi della strada, arriviamo a Santa Maria la Longa, capoluogo del comune. II paese è formato da tre borghi rurali: borgo di sotto (via Zompicco), borgo di sopra (zona chiesa parrocchiale) e dal borgo di mezzo (via Roma).  Come spiegato all’inizio del percorso, il paese di Santa Maria la Longa è citato per la prima volta nel 1031 con il nome di villa Sclavorum, dalla popolazione slava fatta arrivare in questo territorio dal patriarca Popone, anche se numerosi ritrovamenti di materiale romano testimoniano l’origine più antica del paese. L’unione dei tre borghi ha dato origine alla conformazione urbana allungata che non ha nessun riferimento con il nome longa, toponimo invece derivante dallo sloveno loka (prato) o logu (bosco).


Chiesetta di San Giovanno Bosco (già chiesa di San Floreano)

Incontriamo subito la chiesetta di San Giovanni Bosco. La chiesa è ubicata nella parte ovest di Santa Maria la Longa, nella borgata denominata “Zumpìc”, ora via Zompicco. L’edificio, costruito all’inizio del secolo XVI, è composto da un’aula collegata attraverso un arco trionfale gotico all’abside. Nel 1606 la chiesa presentava un unico altare nuovo con icona di San Floriano e San Biagio corrispondente presumibilmente all’attuale pala presente nell’aula. In seguito la chiesa subì dei piccoli rimaneggiamenti fino alla Prima Guerra Mondiale quando il Comando Militare la requisì per adibirla a cella mortuaria e a deposito di materiale sanitario. Dopo la guerra, l’edificio si trovò in uno stato di degrado rilevante e nel 1920 un gruppo di persone riparò i danni consentendo la riapertura della chiesa al culto. Nel 1934 la chiesa fu intitolata a San Giovanni Bosco, per tale occasione la chiesa fu completamente ristrutturata sopraelevando il tetto dell’aula. All’interno fu collocata la nuova statua lignea di San Giovanni Bosco proveniente da Ortisei e, a ridosso dell’ingresso, fu collocata un’acquasantiera ricavata da un frammento di colonna romana. In seguito nella chiesa furono compiuti piccoli lavori quali: l’apertura delle tre finestre sul lato nord, la chiusura della porta del lato sud e nel coro venne collocato un altare ricavato dal pregevole pulpito della chiesa Parrocchiale di Santa Maria la Longa all’epoca in fase di ristrutturazione. L’abside presenta una volta a crociera che conserva, sotto gli strati di calce, degli affreschi cinquecenteschi rinvenuti recentemente. Durante lo scavo archeologico del 1998 fu scoperta, sotto il muro della facciata principale, la fondazione di un piccolo fabbricato di probabili origini romane, una parte di questa struttura è stata messa in evidenza attraverso una nicchia illuminata.


Villa di Colloredo Mels

Proseguendo la visita verso il centro del paese si incontra Villa di Colloredo Mels risalente al secolo XVII, su preesistenze più antiche, composta da un corpo principale collegato ad un’ala ortogonale all’edificio sul retro, la facciata principale simmetrica con portale centrale sormontato da una serliana è preceduta dalla corte d’onore, a est si sviluppa un ampio parco, sul retro della villa sono ubicate le antiche scuderie. Questa villa è ricordata anche per aver ospitato nel periodo della “Grande Guerra” il noto poeta Gabriele D’Annunzio nel 1917 nonché il primo centro europeo di fotografia aerea. D’Annunzio era infatti un aviatore oltre che un poeta.


Statua omaggio a “Mattina” di Giuseppe Ungaretti

Proseguendo, superata la ferrovia, arriviamo in piazza Divisione Julia. Santa Maria la Longa durante la Grande Guerra si trovava in una posizione ottimale per far riposare i soldati dopo le dure battaglie sul fronte dell’Isonzo. Il paese era abbastanza distante dalle zone dei combattimenti con l’esercito austroungarico, ma facilmente raggiungibile grazie anche alla presenza di una fermata dei treni. Tra le migliaia di soldati che trovarono riposo a Santa Maria ci furono Gabriele d’Annunzio e Giuseppe Ungaretti che proprio qui, durante la sua breve permanenza nell’inverno del 1917, compose tre poesie: “Dormire”, “Solitudine” e la famosissima “Mattina”, capolavoro dell’ermetismo, di sole due parole, scritta il 26 gennaio del 1917: “M’illumino d’immenso”. Il 26 gennaio 2005, in occasione dell’88° anniversario della composizione di questa poesia, il comune inaugurò un monumento dedicato a Ungaretti realizzato dallo scultore friulano Franco Maschio. La scultura, che rappresenta “Mattina”, è stata scolpita con la pietra ricavata da quelle zone del Carso percorse da migliaia di soldati durante la Grande Guerra. L’opera raffigura una persona imponente con i piedi ben radicati nella terra, le braccia spalancate ed il corpo nell’atto di slanciarsi verso l’alto in un irrefrenabile anelito di libertà. Nei pressi sono presenti anche tre cippi in pietra che riportano scolpite, in altorilievo, le poesie che Ungaretti compose a Santa Maria la Longa in quel lontano 1917.


Stele Celiberti e Brigata Catanzaro

Nel 2011 a Santa Maria la Longa venne inaugurata una stele a memoria della Brigata Catanzaro nella Prima Guerra Mondiale, collocata in piazza nei pressi del Municipio, con lo scopo di recuperare e valorizzare la propria memoria storica a partire da quello storico “M’illumino d’immenso” di Ungaretti che qui venne scritto il 16 gennaio del 1917 insieme ad altre tre poesie, Dormire, Solitudine, Mattina.  Santa Maria la Longa è stata suo malgrado teatro di una storia drammatica, dove soffermarsi, per riflettere su ciò che è accaduto e perché mai più si ripeta. Il 1917 è il terzo anno di guerra, la realtà della trincea sul Carso è chiara e atroce, molti soldati sono da tempo lontani da casa. Nel mese di giugno alla Brigata Catanzaro viene promesso un mese di riposo. Questi fanti sono contadini molisani, calabresi, pugliesi e siciliani, per la maggior parte analfabeti e vogliono solo una pausa. Ma dopo essere arrivati da poco a Santa Maria la Longa, la promessa viene disattesa. Devono tornare in prima linea, a combattere sul Carso, dove già erano stati impegnati a lungo. Gli uomini della Catanzaro si rifiutano di eseguire gli ordini ed è qui che ha luogo una barbara punizione. Il 16 luglio 1917, a Santa Maria La Longa un plotone di carabinieri esegue l’ordine ricevuto e procede alla decimazione della Brigata Catanzaro con 28 fucilazioni. Finisce così una delle più importanti rivolte scoppiate durante la Prima guerra Mondiale nell’esercito italiano e una delle più grandi decimazioni avvenute in Italia.


Villa Turchetti-Vintani (decori colonne esterne 1910)

Villa Maria, di proprietà Turchetti-Vintani, preceduta da un ampio giardino è una costruzione risalente agli inizi del novecento dalle forme sobrie, con accenni allo stile liberty. E’ stata costruita dall’impresa Bonini, ha una facciata caratterizzata dal frontone centrale e dalla trifora al piano primo, sul retro si sviluppa un ampio parco. Durante la Prima Guerra Mondiale, la villa ospitava la mensa ufficiali frequentata anche da Gabriele D’Annunzio.


Chiesa San Giorgio (via Roma)

La chiesa di San Giorgio, demolita, si trovava al centro del Borgo di Mezzo, ora via Roma. Un tempo, a ridosso della chiesa, passava la strada romana Aquileia-Virunum, nota come Julia Augusta. Da una mappa del 1643 conservata all’Archivio di Stato di Venezia, in cui è raffigurata anche la chiesa di San Giorgio, si deduce che l’edificio era composto da un’aula rettangolare collegata all’abside dalla forma quadrata. La facciata principale, con campanile a vela, era costituita dalla porta con una sovrastante apertura, il fianco sud presentava una porta centrale e due finestre laterali. Nella visita pastorale del 1606 la chiesa fu descritta come un edificio ben costruito con le pareti decenti, con la pila dell’acqua santa e tre altari di cui quello maggiore con ancona di San Giorgio e gli altri due dedicati a Sant’Antonio e San Valentino. Dietro la chiesa, fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, era presente il pozzo pubblico del borgo, costruito nel secolo XIX sul sito di un antico sfuei (stagno). Nel 2003, sul luogo in cui era presente questo manufatto, è stata inserita una piastra circolare in ghisa riportante la data di costruzione (1840) e lo stemma del Comune. In origine il pozzo si trovava davanti alla chiesa di San Giorgio. Nel 1911, principalmente per motivi viari, la chiesa fu demolita. In precedenza la curia si era opposta alla demolizione della chiesa.  Sarà la collaborazione tra il Comune di Santa Maria la Longa ed il parroco don Fiorenzo Venturini a far sì che la Curia arcivescovile di Udine autorizzasse la demolizione, purché il materiale della demolita chiesa fosse impiegato per la costruzione del nuovo campanile, inoltre la curia volle che sul sito del sacro edificio fosse posta una croce in memoria della chiesa. Il parroco Don Fiorenzo Venturini fece erigere sul sito una colonna con croce apicale (capitèl), dopo alcuni decenni questo manufatto fu demolito. Nei recenti lavori di riqualificazione di via Roma, in ricordo della chiesa, è stato ricostruito l’antico sedime del sacro edificio.


Colonna della Berlina

Attraversando la strada regionale, nei pressi della omonima trattoria, incontriamo la colonna denominata “Berlina”. Nell’anno 1031 i paesi di Santa Maria la Longa, Mereto di Capitolo e Ronchiettis furono donati al Capitolo di Aquileia che li mantenne fino al 1751. La berlina, tuttora presente nel centro del paese, è un’antica colonna in pietra nella quale un tempo venivano incatenati i bestemmiatori e i ladri. La colonna fu collocata nel novembre 1761 in sostituzione di una precedente, antichissima, la quale era stata accidentalmente abbattuta e spezzata. Ancora oggi si trova nella località originaria, cioè nella piazza medioevale di Santa Maria la Longa. Sulla colonna è ancora presente l’iscrizione: IVSTITIAE ET AEQVITATI/ DIGNET CAN CAP/ UTINEN che ci rimanda al periodo in cui la berlina era passata alla giurisdizione del Capitolo Metropolitano di Udine. Nel secolo XVI, nella suddetta piazza, si svolgevano tutte le esecuzioni capitali degli assassini che avevano commesso i loro delitti nei paesi di pianura sottoposti al Capitolo di Aquileia. Nei casi di condanne a morte, ai rei veniva tagliata la testa che poi si inseriva sulla punta di una lunga pertica che veniva fissata sopra la colonna della Berlina. Tutti i viandanti potevano vedere la faccia dell’assassino e ciò serviva da monito alla popolazione. Rammentiamo che la “colonna” di S. Maria la Longa è una delle pochissime rimaste in regione dopo il decreto del Governo Centrale del Friuli del 29 giugno 1797, con il quale si ordinava l’abbattimento di tutte le Berline esistenti. Secondo le ricerche effettuate sinora, in Friuli si trovano solamente le “colonne” di Tarvisio (1637), Malborghetto (1779), Moggio Udinese (1653), Piano d’Arta, Aquileia (sec. XIV), Colloredo di Monte Albano (nel castello) e Santa Maria la Longa. L’adiacente trattoria, che prende il nome dall’antica colonna, occupa il sito della più antica osteria del paese, attiva già nel secolo XV.


Villa Bearzi

Villa Bearzi venne costruita attorno alla metà del XVII secolo dalla famiglia Bearzi, ora sede dell’istituto Piccolo Cottolengo di Don Orione. Il complesso architettonico conserva la facciata originaria nella parte posteriore del corpo principale. Il fronte principale con timpano presenta forme neoclassiche mentre ad ovest l’edificio si completa con una lunga ala di minor profondità. Sul retro della villa, un parco all’inglese, con laghetto e piante secolari rendono l’ambiente suggestivo. Sul finire del 1944, per assecondare il disegno di Mons. Biasutti a cui è intitolato il teatro, la grande benefattrice Melania Bearzi donava la villa di S. Maria la Longa con 4 colonie alla Piccola Opera della Divina Provvidenza (Opera don Orione) perchè vi aprisse il Piccolo Cottolengo Friulano.  A seguito del terremoto dell’anno 1976 un consistente contributo pubblico consentì di mettere in sicurezza e ristrutturare radicalmente il corpo centrale della villa, rinnovando anche l’impiantistica ed i serramenti. Un capitolo affascinante potrebbe essere scritto al riguardo della parte agricola e forestale del Cottolengo. I quasi 30 ha. di terreni agricoli, passati dalla colonia all’affitto, vennero ai tempi di Don Vello assunti in conduzione diretta. Con le provvidenze per l’agricoltura si edificò una stalla modello, dapprima con vacche da latte e poi con bestiame da carne, purtroppo in seguito dismessa per l’improvvisa scomparsa dell’operaio che la accudiva. Sul luogo della vecchia stalla si realizzò, ai tempi di don Delfino, la magnifica sala teatro intitolata a Mons. Biasutti; più a nord si installò una serra che consente di produrre ortaggi freschi anche d’inverno.  Il parco, magnifico ornamento e polmone verde situato a nord della villa, fu per tanti anni, anzi secoli, caratterizzato da due monumentali cedri (del Libano e Atlantica), che nonostante le cure costanti e il controllo sistematico della Forestale (erano catalogati come ‘monumenti naturali’), cedettero agli eventi della natura, uno colpito da fulmine eccezionale in pieno inverno seminò brandelli e schegge a vasto raggio (ma nessuno ne patì perchè era sera tarda), l’altro fu sradicato da tromba d’aria nell’estate 2011. Il loro legno massiccio e vetusto consentì al’ artista friulano Franco Maschio di ricavarne magnifiche sculture, due in dotazione alla casa, una nel Duomo di Venzone in ricordo delle vittime del terremoto dell’anno 1976.


Chiesa parrocchiale S. Maria Assunta

Ci troviamo nei pressi della piazza dei Patriarchi dove si trova la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta. Un tempo quest’area era occupata dalla centa che racchiudeva all’interno il cimitero e la chiesa. L’edificio religioso è citato per la prima volta nel XIII secolo. Nel corso del tempo subì vari danneggiamenti fino alle ripetute devastazioni turche del secolo XV. L’edificio nelle forme attuali è databile per alcune parti al secolo XVI e per le rimanenti ai successivi interventi di ampliamento dei secoli XIX-XX. La facciata è stata impreziosita nel secolo XIX da quattro colonne con capitelli compositi e timpano superiore. Le opere interessanti, presenti all’interno della chiesa, sono: un fonte battesimale (secolo XVI), l’altare barocco della Madonna del Rosario, una pala d’altare raffigurante la Madonna con Bambino, S.Apollonia e probabilmente i Ss. Ermacora e Fortunato (fine secolo XVI) ed una preziosa tela con i Ss. Giovanni Battista, Giuseppe e Giustina (secolo XVI). Il coro conserva i pregevoli stalli in legno di noce (secolo XVIII), mentre è recente il mosaico del catino absidale raffigurante l’Assunta, opera eseguita dalla Scuola di Spilimbergo su disegno di Ernesto Mitri (1907-1978). Il campanile fu costruito nel 1914, su imitazione del ricostruito campanile veneziano di piazza San Marco.


Villa dei Patriarchi e canonica parrocchiale

Continuando, vicino alla chiesa parrocchiale in p.zza dei Patriarchi, si può ammirare la cinquecentesca Villa Vintani, ora Zamaro, già residenza estiva dei Patriarchi di Aquileia, con portale in pietra e balcone soprastante, parzialmente alterato. Di fronte alla villa, a ridosso della chiesa parrocchiale è situata la canonica, costruzione risalente al secolo XVI, edificata sul perimetro della centa. Sul fronte principale si trova un pregevole dipinto devozionale raffigurante la Natività (secolo XIX) con sottostante meridiana. Proseguiamo il nostro viaggio attraverso via Aristide Danielis e via dell’Ancona per poi imboccare la pista ciclabile in direzione Mereto di Capitolo, proseguendo per Ronchiettis.

LA FRAZIONE DI RONCHIETTIS

Ronchiettis, chiesa S. Bartolomeo e pozzo

Ronchiettis è la più piccola frazione del comune di Santa Maria la Longa. Il nome Ronchiettis deriva da una pergamena del Patriarca Poppone nel 1031, borgata citata con il nome di “Ronketes”, che è il diminutivo plurale della parola friulana “ronc” che significa terreno disboscato. Ronchiettis è un borgo rurale raggruppato attorno alla chiesa di S.Bartolomeo e a villa Braida, citato per la prima volta nella pergamena popponiana del 1031. La chiesa con facciata dalle forme classiche presenta all’interno una navata rettangolare e il coro, sul lato dx si rileva la sagrestia. L’altare principale, in marmo, risalente alla fine del settecento, al centro è posta una pala raffigurante S.Bartolomeo, a sx dell’ingresso si trova la nicchia ospitante il fonte battesimale. A lato della chiesa nella seconda metà del secolo XIX fu costruito il campanile, in sostituzione del demolito campanile a vela. E’ in mattoni e presenta delle bifore nella cella campanaria. Davanti alla chiesa è ancora presente il pozzo del piccolo borgo; Attigua alla chiesa si trova villa Braida (secolo XVII), appartenuta alle famiglie: della Porta, Vanni e degli Onesti, il complesso padronale si compone della villa dalle forme sobrie con l’attiguo “foledor” separato dalla corte d’onore sul fronte strada da rilevare un portale in pietra.  Sul retro del complesso è situato un edificio risalente al diciottesimo secolo con aperture ellittiche nel sottotetto, gli altri edifici del borgo, dalle forme rurali, mantengono ancora l’aspetto originario disponendosi in gran parte sul fronte strada.


LA FRAZIONE DI MERETO DI CAPITOLO

Mereto di Capitolo

II borgo di Mereto di Capitolo, frazione del comune di Santa Maria la Longa, si sviluppa attorno alla piazza centrale da dove si diramano le strade del paese. Citato nel 1031 da una pergamena del Patriarca Poppone con il nome di Meleretum, il borgo rurale ha origini ben più antiche testimoniate dai ritrovamenti romani e preromani rinvenuti attorno alla chiesa di S.Pietro, edificio costruito su mura romane.  Dopo il periodo di giurisdizione del Capitolo di Aquileia, nel 1420 il borgo passò sotto il dominio veneto fino al 1797, a tale periodo risalgono le ville presenti nel paese. Nel 1520 fu chiamato Mereto di Capitolo.


Chiesetta di S. Pietro

La piccola Chiesa di S. Pietro, risalente al secolo XV è leggermente discosta dal nucleo urbano centrale, situata a fianco al cimitero. E’ caratterizzata dalla facciata con campanile centrale a vela e sul fianco sud si rileva un protiro con affresco cinquecentesco raffigurante centralmente la Madonna con bambino tra S.Pietro e S. Giovanni Battista realizzato da un modesto pittore friulano del primo quarto del XVI secolo.  All’interno della navata sono presenti lacerti di affreschi cinquecenteschi recentemente restaurati.
A lato della chiesa è presente casa Pontelli, antico edificio rurale che è stato costruito sul sito di un medioevale monastero benedettino, a questo periodo risale probabilmente la cortina difensiva di forma ellittica che racchiudeva il nucleo centrale del borgo attualmente delimitata nella parte occidentale dal canale Brentana e quasi del tutto scomparsa nella parte orientale


Villa Morelli De Rossi

Sul lato nord della piazza è situata Villa Morelli de Rossi appartenuta ai conti Valentinis, costruzione di origine cinquecentesca ampliata nel secolo XVIII, l’edificio padronale, dalla facciata con simmetria centrale, è collegato con degli edifici rurali a nord, a sud, dopo la corte d’onore si sviluppano gli ottocenteschi “foledors”. La villa durante la prima guerra mondiale ospitò un ospedale militare visitato da Vittorio Emanuele III, una lapide ricorda l’avvenimento.


Villa Brazzà–Gortani

A ovest della chiesa si trova villa Brazza-Gortani costruzione secentesca con portale e balcone in pietra soprastante con portale e balcone in pietra soprastante, preceduta dalla cappella di San Uberto e dai “foledôrs”. La Villa è appartenuta anche alle famiglie dei Conti Sasso e Frangipane. Ampliata nel secolo XIX nella parte nord, la facciata simmetrica presenta un centrale ingresso sormontato da una porta finestra timpanata con balaustra, la villa assieme al discosto “fóledor” con portale in pietra e muratura in sassi sbozzati forma un giardino delimitato a ovest dal fossato del canale Brentana, nel giardino antistante alla villa oltre ad un imponente bagolaro, si trova la cappella di S.Uberto costruita all’inizio del secolo dalla famiglia Frangipane, sul modulo delle cappelle votive friulane.


Chiesa parrocchiale S. Michele Arcangelo

Le prime notizie sull’esistenza della chiesa risalgono al secolo XV. Inizialmente non si svolgevano tutte le funzioni religiose: i matrimoni ed i battesimi erano celebrati nell’antica chiesa di San Pietro. Probabilmente con il tempo crebbe l’importanza di questa chiesa collocata al centro dell’abitato, rispetto a quella più antica di S. Pietro, per il maggior uso della strada medioevale Udine-Aquileia, che passava a ridosso della chiesa, rispetto all’antica strada romana (Julia Augusta) che transitava davanti alla chiesa di S. Pietro. L’edificio religioso è simile a molte chiese della pianura friulana rimaneggiate tra la fine del secolo XVIII e l’inizio del secolo XX. L’elemento identificativo principale è la facciata con quattro lesene doriche sormontate da un timpano. All’interno si possono ammirare varie ed interessanti opere d’arte. L’altare maggiore dalle forme barocche, in marmi policromi, presenta al centro una pala raffigurante S. Michele. L’opera datata 1669, attribuita a Giuseppe Cosattini, raffigura l’Arcangelo S. Michele nell’atto di uccidere il drago con i Ss. Pietro, Marco e in alto una Madonna con Bambino. Pregevoli sono anche gli altari dell’aula ma in particolare le opere che ospitano, quello di destra custodisce una pala settecentesca di Pietro Bainville, pittore francese abitante a Palmanova, raffigurante il “Sangue di Cristo”; secondo altre fonti l’opera è conosciuta come l’altare “delle Anime”. L’altro altare accoglie una lignea Madonna con Bambino in trono proveniente dalla demolita chiesa di Ronchis di Capitolo. La preziosa opera è attribuita a vari scultori operanti in Friuli tra i secoli XV-XVI.


Villa Costantini Scala

A est della chiesa parrocchiale si sviluppa il complesso di villa Costantini-Scala con barchessa attribuita all’architetto Andrea Scala, l’edificio padronale risalente al secolo XVII – XVIII, con salone passante e facciata tripartita, delimita assieme ad alcuni edifici rustici con facciata arricchite da colonne classiche, una corte d’onore, collegata all’ampio parco posto a sud del complesso, comunica con la strada del borgo attraverso un ampio portale arcuato in pietra. 


Qui si conclude la visita del comune di Santa Maria la Longa